Apicoltura

Importanti sostegni e finanziamenti per l’apicoltura del 2022

Lanciato poco prima di ferragosto il bando MIPAAF 2022 per l’erogazione di contributi all’apicoltura. Con la pubblicazione del decreto dell’11 agosto sul proprio portale, infatti, il ministero ha comunicato che “è ufficialmente aperto il bando per l’accesso ai finanziamenti per il settore apistico per il 2022 e le modalità di ripartizione delle somme assegnate per l’esecuzione del Sottoprogramma nazionale del Piano apistico nazionale”. Nel pubblicare il bando, il ministero ha anche ricordato che “il Piano apistico nazionale è cofinanziato al 50% dell’Unione Europea per un importo complessivo di 10.333.074 euro, di cui 1 milione e 158 mila euro sono stati riservati al Sottoprogramma nazionale gestito direttamente dal MIPAAF e i restanti 9 milioni 175 mila sono ripartiti fra le Regioni e Province autonome”.  La campagna per l’apicoltura non solo sarà prolungata fino al 31 dicembre 2022, ma segnerà anche “la conclusione dei Programmi apistici triennali e fungerà da raccordo con i futuri Piani Strategici Nazionali, che partiranno il 1 gennaio 2023 e si concluderanno il 31 dicembre 2027”, prosegue la nota ministeriale.

Il miglioramento della qualità dei mieli e valorizzazione dei prodotti dell’apicoltura sul mercato, la difesa dell’apicoltura e dell’ape dalle patologie e dagli inquinanti, il monitoraggio della produzione e del mercato dell’apicoltura rappresentano le priorità per il bando e per gli esperti del Ministero. Nella storia dell’apicoltura, particolare importanza riveste l’arnia in cesta di paglia o di vimini, che veniva impermeabilizzata con una copertura in creta o in creta e sterco. In questo caso si richiama l’attenzione sull’uso greco di porre i cesti rovesciati verso l’alto con una serie di legnetti ed una copertura di pietra o di corteccia. In tale caso i favi venivano spesso costruiti dalle api appesi ai legni mobili posti superiormente e la sfasatura delle pareti, analoga a quella naturale dei favi, non provocava la saldatura alle pareti tipica altrimenti di questi “bugni villici”: erano le antesignane delle arnie moderne a favi mobili. Si afferma poi sicuramente un tipo di arnia o “bugno villico”, costituito da quattro assi poste a formare un parallelepipedo vagamente piramidale con un imbocco leggermente più piccolo rispetto alla parte terminale. Quest’ultima veniva chiusa da uno sportellino rimovibile.

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